Cactus che crescono sugli alberi: i singolari Epiphyllum

Cactus che crescono sugli alberi?

Quando pensiamo alle Cactaceae ci vengono subito in mente distese rocciose e desertiche, dove, per lo più, crescono le piante appartenenti a questa famiglia: i cactus per l’appunto. E se vi dicessi che alcuni cactus crescono sugli alberi, in fitte foreste tropicali? Incredibile vero?

Proprio per questo suo singolare comportamento, che nessuno assocerebbe a quello di un un cactus, ho deciso di parlarvi di una Cactacea che sa regalare grandissime soddisfazioni: l’Epiphyllum.

In casa ospito un Epiphyllum hackermannii, che regalai a mia moglie anni fa, e che vive felice (rivolgendogli alcune cure utili alla sua crescita). I suoi fusti ricadenti, piatti e verdi (che erroneamente vengono definiti foglie) e senza spine, superano i 60 cm di lunghezza. 

Le fioriture sono piuttosto effimere, si concentrano in primavera e durano tre o quattro giorni, ma i fiori  sono talmente grandi e colorati che vale la pena aspettare tutto l’anno il loro momento clou. 

Inoltre si può riprodurre la pianta  per talea con facilità: vi insegno come fare qualche paragrafo più giù, in questo post.

Che cos’è un cactus epifita?

Gli Epiphyllum sono cactus epifiti, ossia che crescono sopra un’altra pianta, di cui si servono solo come supporto.

Pur essendo cactus, il loro comportamento è identico a quello di molte orchidee: per questo gli Epiphyllum si sono aggiudicati il nome di cactus-orchidea. 

Non sono piante parassite, cioè non traggono nutrimento dalla pianta ospite.

Gli Epiphyllum crescono nelle foreste tropicali del Messico e del Centro America. Sviluppano le loro brevi radici nelle sacche di humus e materiale organico che si formano tra i rami dei grandi alberi. 

Sono molto affascinanti soprattutto per le loro fioriture copiose, grandi e talvolta profumate, sicuramente di grande effetto. Normalmente gli Epiphyllum fioriscono nel periodo primaverile/estivo ma in certe cultivar la fioritura è molto precoce (febbraio/marzo)

Le specie di Epiphyllum (e le cultivar)

 Parlare di specie per gli Epiphyllum è un po’ come addentrarsi in un ginepraio, perché l’intervento dell’uomo ha cambiato i geni di questa pianta, ma è un argomento molto interessante e ci racconta la storia di questo cactus in relazione alla storia del florovivaismo.

Le principali specie che si trovano in natura sono le seguenti: 

  • Epiphyllum oxypetalum, 
  • E. hookeri, 
  • E. phyllanthus, 
  • E. pumilum.

Gli Epiphyllum che troviamo normalmente in commercio, selezionati e riprodotti dai vivai specializzati, sono sempre e tutti ibridi, ossia incroci tra individui di specie diverse ma appartenenti allo stesso genere o con altre specie di cactus epifiti (come Selenicereus, Disocactus, Aporcactus). L’intervento degli ibridatori ha garantito fioriture più vistose, più numerose o semplicemente diurne (il genere Epiphyllum sboccia di notte).  

Tutto il lavoro sulla genetica di queste piante ha fatto sì che ci si chiedesse se fosse ancora il caso di chiamarle Epiphyllum o coniare un nuovo nome per le varietà ibride ottenute in vivaio. Per ora non si è giunti a una soluzione quindi questi cactus vengono ancora convenzionalmente definiti Epiphyllum.

Il percorso del florovivaismo specializzato ha prodotto varietà di Epiphyllum davvero sorprendenti:

  • Epiphyllum “American Country”, dai fiori rossi più piccoli (6/8 cm) ma numerosissimi, 
  • E. “Hannelore Paetz” dalle grandi corolle rosa sfumate di bianco, 
  • E. “George French” dalle corolle giallo uovo
  • E. “Fruhlingsgold” anch’esso giallo vivo

Accortezze nella coltivazione

Come per ogni pianta, anche gli Epiphyllum per crescere bene hanno bisogno di trovare condizioni simili a quelle che vivrebbero in natura:

  1. Posizione ombreggiata ma luminosa, come all’interno di una chioma arborea. Sono tollerati i raggi solari delle prime ore del mattino o del tramonto.
  2. Terriccio specifico, composto al 50% di miscela per piante grasse, 30 % di fibre vegetali (come quelle che compongono il terriccio per orchidee) e il rimanente 20% materiale drenante come argilla espansa o lapillo vulcanico.
  3. Irrigazioni contenute. È sufficiente bagnare una volta a settimana tra fine febbraio e novembre (se la pianta è cresciuta in ambiente esterno o in serra fredda). In appartamento vanno effettuate saltuariamente irrigazioni molto contenute ogni 15/20 giorni anche in inverno.
  4. Concimazioni. Durante il periodo vegetativo, e prima della fioritura, si possono irrorare i fusti con concime a basso tenore d’azoto, una volta ogni due settimane, alternandole all’annaffiatura. La settimana della concimazione non si bagnerà il terriccio.
  5. La temperatura minima non deve scendere sotto i 5°. Per cui se le piante vengono coltivate sul litorale del sud/centro Italia o della Liguria, possono essere tenute anche all’aperto in inverno. Altrimenti una veranda o una serra fredda sono perfette per farle svernare, per poi sistemarle sotto un porticato nel periodo primaverile/estivo. Ricordate che l’induzione a fiore avviene se la pianta viene fatta svernare a temperature di 10°. Fatta svernare in appartamento a 20° la pianta probabilmente non fiorirà.

Come e quando riprodurre per talea l’Epiphyllum

Dulcis in fundo, la riproduzione per talea è piuttosto semplice.

Io riproduco il nostro Epiphyllum di famiglia ogni anno ad aprile (ma mi è capitato di farlo persino ad agosto con successo).

  • Prelevate una punta di fusto di 15 cm con taglio netto e pulito, con un coltello affilato sterilizzato alla fiamma.
  • Lasciate asciugare la porzione di fusto su di un foglio di giornale, all’ombra, per circa 5/6 giorni. Le talee sembreranno un po’ disidratate.
  • Usate vasetti di 15 cm di diametro per ogni 2 o 3 talee, riempiendoli con la miscela di terriccio indicata.
  • I primi 10 giorni non irrigate, lasciando che venga stimolata la radicazione naturale e la pianta ritrovi un minimo di turgore. Poi irrorate il fusto il terriccio a spruzzo ogni 10 giorni. A novembre si sospendono le irrigazioni, salvo interventi di salvataggio.

Una pianta a risparmio di consumi

Come tutte le Cactaceae o quasi anche l’Epiphyllum è una pianta che richiede poca acqua quindi si potrebbe dire che si tratta di una coltivazione a risparmio di consumi.

Inoltre è piuttosto resistente a parassiti e malattie fungine. 

È però sempre opportuno seguire la pianta con costanza. Monitorate ogni settimana il terriccio che, se è ancora umido, non va bagnato. Osservate lo stato di salute della pianta e ai primi segni di attacco di cocciniglia o di ragnetto rosso intervenite con prontezza.

Conclusioni

Conoscevate gli Epiphyllum? Se questo post vi è stato utile consigliatelo ai vostri amici amanti delle piante o condividetelo sui social per diffondere sempre più la conoscenza e l’amore per il mondo vegetale. Grazie!

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