Il riposo delle piante: l’importanza di rallentare

Vite frenetiche, senza ascolto dei ritmi naturali

Inizio subito questo articolo con un esercizio, ponendo qualche domanda potente e scomoda. Provate a rispondere d’istinto, con sincerità, senza pensarci:

  • Siete soddisfatti del modo in cui vi prendete cura della vostra salute?
  • Riposate abbastanza o accusate una mancanza di sonno cronica?
  • L’ozio, inteso come condizione di recupero delle energie, per voi ha una sua importanza o pensate che sia il padre di tutti i vizi?
  • Quando arrivano le ferie e potete riposare, sentite subito l’horror vacui del tempo libero? Cercate subito qualcosa da fare o ne approfittate per rallentare?
  • Riuscite a stare in silenzio ad ascoltare il vostro ambiente?
  • Riuscite ad addormentarvi la sera o fate fatica?
  • Riuscite a fare una passeggiata nella natura, approfittandone per svuotare la mente da tutti i pensieri delle attività quotidiane?

Vi chiederete cosa c’entrino queste domande con le piante, giusto? Ebbene c’entrano molto. Le piante seguono un ritmo naturale, influenzato dai bioritmi luce/buio, acqua/siccità, freddo/caldo, per cui nel loro funzionamento è presente una fase di latenza piuttosto visibile in inverno e meno visibile, ma presente, anche in estate.

Noi esseri umani abbiamo costruito un mondo artificiale (nel senso di “fatto ad arte”) che spesso non tiene conto di quello naturale. Assorbiti dal lavoro, dalle incombenze e dalle strategie della mente, perdiamo il contatto con la realtà dei fenomeni naturali. Eppure siamo convinti di essere perfettamente ancorati a essa, perché siamo immersi nella realtà altra, urbana, ricchissima e incredibilmente energica, persino piena di comfort, nella quale ci muoviamo con padronanza. Il problema è che, ignorando i ritmi della natura, non rispettiamo i nostri bisogni, talvolta addirittura nemmeno sappiamo davvero quali essi siano. Ci siamo disabituati all’ascolto di noi stessi e alla semplicità della natura. Questa mancata connessione con essa, a mio avviso, è la prima causa di tante ansie, stress, disfunzioni, malattie, sofferenze.

Cos’è il riposo vegetativo?

Le piante in inverno vivono un periodo che viene chiamato “riposo vegetativo”, nel quale riducono al minimo le loro funzioni fisiologiche. Rallentano. Questo avviene per molte specie anche d’estate quando le temperature si fanno alte, ma non ce ne accorgiamo perché per lo più mantengono il fogliame.

Come dice il termine stesso, il riposo vegetativo è una fase in cui la pianta è come appisolata, in una sorta di dormiveglia. Non è morta. Sta aspettando i primi tepori per cacciare nuovi getti basali, per sviluppare le proprie gemme, per fiorire, e nel gelo dell’inverno pazienta, preparandosi alla rinascita.

La fiammata color rame dei getti di Salix viminalis, il salice da vimini, nella campagna piemontese.

Alcune piante, soprattutto quelle erbacee, sembra davvero che muoiano, perché tutta la loro parte aerea si secca e si decompone sotto al peso delle intemperie. Ma, sottoterra, le radici continuano a fare il loro lavoro e, non appena si manifesta la condizione giusta, regalano incredibili fioriture precoci. Come accade per certe leggiadre e colorate Phlox, che in inverno sembrano non esistere più e ai primi di marzo ci sorprendono, sbocciando in affascinanti cuscini fioriti.

L’importanza strategica del riposo

Non dico che noi esseri umani dobbiamo imitare in tutto e per tutto le piante. E’ chiaro che noi non possiamo andare in riposo vegetativo. Per noi è importante lavorare, relazionarci agli altri, vivere esperienze, anche d’inverno. Tuttavia, il riposo rappresenta un fattore strategico fondamentale per il buon funzionamento del nostro organismo. Quindi in certi momenti dell’anno senza “spegnerci” possiamo comunque rallentare un po’ e decidere quali siano le nostre priorità.

L’acqua ghiacciata di una pozzanghera tra i campi intrappola foglie e giunchi.

Quanti incidenti sono accaduti per mancanza di riposo, quanti errori più o meno gravi compiamo quando non dormiamo a sufficienza, e quanti malanni e disagi viviamo senza un opportuno recupero delle energie?

In questo le piante sanno benissimo scegliere le loro priorità. Noi invece  minimizziamo l’importanza del riposo perché socialmente chi è più attivo è anche più produttivo e quindi più stimato. Molti detti e proverbi ci hanno influenzato in questa credenza, a partire da “chi dorme non piglia pesci”.

Quando impariamo ad ascoltare i nostri reali bisogni, come prima cosa iniziamo col ridurre lo spreco di energie.

Iniziare a rallentare si può fare traendo ispirazione dalla natura.

I movimenti del sole esercitano un’influenza sul nostro organismo e sulla nostra vitalità. In particolare il solstizio d’inverno, che quest’anno avrà il suo apice il giorno 22 dicembre (anche se la giornata più buia in Italia corrisponde al 13 dicembre, Santa Lucia), è un momento dell’anno in cui potremmo rallentare un po’, e magari farci qualche domanda rispetto al nostro stile di vita. Solo che siamo troppo occupati per accorgercene, salvo poi stranamente sentirci spossati.

Osserviamo le infiorescenze essiccate delle erbacee perenni. La luce che le attraversa. E’ una forma d’arte moderna, zen.

 

Proviamo a diventare consapevoli di quanto le giornate sono più brevi, osserviamo che la luce in questo periodo è presente solo per otto ore al giorno. Rendiamoci conto che le restanti sedici ore sono di buio. Non sentite in lontananza scalpitare e nitrire il vostro bioritmo, che vi chiede per favore di riposare di più con tutto questo buio? Le piante lo sentono benissimo e lasciano andare tutte le loro foglie. Così facendo è un po’ come se – passatemi la metafora – chiudessero i loro occhi. Impariamo dalle piante cosa significa bioritmo naturale!

Personalmente ho scelto di dedicarmi un’ora di sonno in più in questo periodo dell’anno. Vi assicuro che ho combattuto contro ansia di fare, convenzioni sociali e convinzioni limitanti, ma nonostante le resistenze, ce l’ho fatta. Basta anticipare di un’ora il momento in cui andare a letto. Stare un po’ di meno sui social, per esempio, fa risparmiare momenti preziosi da offrire al sonno.

Vivere l’inverno in natura per conoscerlo

Partire uscendo di casa, con una passeggiata in un bosco, da soli o in compagnia, può essere un ottimo modo per entrare in relazione con la natura nel periodo invernale e sentirne il ritmo. Fare un bagno di natura e di luce nelle poche ore in cui è disponibile, ascoltare attivamente l’ambiente naturale che ci circonda, allontanandoci dai centri urbani, ci permette di prendere consapevolezza del riposo della natura in inverno, facendone esperienza diretta.

La perfezione di una foglia di farnia (Quercus robur).

A me piace tantissimo, nelle belle giornate invernali, andare a passeggiare in compagnia del mio cane Athena. Attraverso il suo sguardo o, meglio, il suo olfatto, osservo piste invisibili agli occhi, tra le foglie secche. Tracce di animali passati poco prima o sentori fungini, di decomposizione, di terra, di umido: tutti questi odori accendono la curiosità canina e a me non resta che imparare.

Ma non si deve per forza avere un cane per decidere di recarsi a passeggio nel bosco, o tra i campi a riposo, d’inverno.

La cosa importante è predisporsi all’ascolto. Affinare i sensi. Lasciarsi sorprendere, soprattutto d’inverno quando il pensiero imperante è che la natura circostante sia morta, che le piante siano morte.

I gioielli invernali

Io li chiamo gioielli invernali ma si tratta di frutti persistenti anche in inverno, dai colori naturali.

Le bacche, ad esempio, non sono altro che piccoli frutti semplici e carnosi, che rappresentano per i piccoli animali una riserva di cibo preziosissima quando fa tanto freddo. Mi vengono in mente quelle del tamaro (Dioscorea communis),  tanto visibili quanto tossiche per noi esseri umani.

Le bacche tossiche del tamaro, alla fine dell’autunno, ricordano piccoli pomodori. Attenzione!

E poi per il Natale non possiamo dimenticare le bacche, che in realtà si chiamano drupe, dell’agrifoglio (Ilex aquifolium), rosso brillante, carnose e lucide, spesso ben visibili proprio in questo periodo nei boschi italiani.

Di piccoli frutti invernali da osservare nel bosco ce ne sono tantissimi, di varie forme e colori, come le capsule pendule della berretta del prete (Euonymus europaeus) i cui lobi che ricoprono i semi arancioni, sono di un rosa acceso talmente inusuale per la stagione da risultare strano.

Guardare oltre: le fioriture invernali

In natura, d’inverno, non dovremmo arrenderci all’idea che tutte le piante sono a riposo. Alcune di esse trovano il momento giusto per fiorire proprio in questo periodo, regalandoci incredibili sorprese, come nel caso dell’elleboro, anche detto rosa di Natale, proprio per indicare il suo periodo di fioritura. In alcuni boschi dell’Italia del nord potreste imbattervi in Helleborus niger  o in  Helleborus foetidus, coraggiosamente in fiore tra la fine di dicembre e marzo, sfidando il freddo, il buio e le intemperie.

La coraggiosa fioritura dell’elleboro in pieno inverno.

Cambiare il proprio pensiero: decadente è bello

Concludo spronandovi ad un gesto coraggioso: provate ad allenarvi guardando in faccia la decadenza dell’inverno. Non fuggiamo dinnanzi al lento deterioramento delle piante erbacee che diventano brune, distrutte dal peso della neve. Osserviamo invece la bellezza di questo exploit finale, la statuaria architettura della pianta prima della sua trasformazione. Proviamo ad esempio a fotografare questo momento, e a goderne. E soprattutto teniamo conto che il momento di morte apparente della pianta spesso coincide con il “lancio” dei propri semi, come nel caso dei meravigliosi frutti piumati della Clematis vitalba, che d’inverno adornano i fusti volubili, bruni e spogli, che li portano.

I frutti piumati della vitalba. Sembra tutto morto ma in realtà è pieno di vita.

Diventare consapevoli è la chiave

Prestando maggiore attenzione ai ritmi naturali, partendo dalla relazione con le piante, possiamo imparare molto e diventare più rispettosi di noi stessi, passando attraverso la crescita personale fino ad arrivare a rivoluzionare ciò che non ci piace delle nostre vite.

Iscrivetevi alle mie “Lettere dal Sottobosco” per essere informati in anteprima su tutti i workshop e le attività del prossimo mese. Vi aspetto.

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